Noi e le Banche

Per quanto, se fosse possibile, ognuno di noi ne farebbe volentieri a meno, per la gestione di un’attività non si può prescindere dallo sviluppo di rapporti con gli Istituti di Credito.

A dir il vero, quando capita di usare il nome “Banca” al titolare di un’azienda agricola, sembra di evocare un’entità ostile.

Se la guardiamo dalla giusta angolazione, una Banca è, come altri, un fornitore. Né più buono, né più cattivo di altri. Ci vende un proprio prodotto, dal quale cerca di ottenere la massima remunerazione. Mentre altri ci forniscono mangimi, sementi, macchinari e quant’altro necessario alla nostra attività, una Banca gestisce i nostri flussi finanziari. Il prodotto che ci vende, oltre i servizi di cassa, è dato dal prestito di somme di denaro che ci servono per fare gli investimenti.

Per lo sviluppo di qualsiasi impresa, che faccia scarpe, latte o automobili, non si può fare a meno di gestire i flussi di cassa, incassi e pagamenti e, di più ancora, di effettuare investimenti. Quando un’azienda investe poco, salvo casi particolari, significa che non sta crescendo, che rischia di perdere fasi di adeguamento al mercato. Spesso rischia di farsi lasciare indietro dal mercato. Dunque, in generale, occorre non smettere di investire e, per farlo, serve chi ci presta il denaro.

Viviamo un periodo storico, diciamo cinque anni, nel quale le aziende agricole hanno a disposizione importanti opportunità di agevolazioni negli investimenti: sarebbe un vero peccato non cercare di sfruttare queste opportunità.

In tale contesto, la Banca è un partner fondamentale.

E qui vengono le novità.

La Banca ascolta i progetti di un imprenditore agricolo moderno.

Non è più il tempo di presentarsi in Banca senza documenti contabili, senza conto economico, senza simulazioni di investimento e senza stress test sulle stesse simulazioni.

La Banca apprezza senz’altro garanzie ed ipoteche, pur se, di fronte a imprenditori agricoli eccellenti, le tralascia. Questi elementi sono tuttavia un passo successivo alla verifica della capacità dell’azienda e dell’investimento proposto di generare, con sufficiente tranquillità, le risorse necessarie a saldare le rate legate al mutuo o al finanziamento richiesto.

Se l’imprenditore si presenta in banca con un’ottima idea, non adeguatamente supportata in termini di analisi economica e finanziaria, si parte subito in salita. Alla Banca, le analisi economico-finanziarie servono sia per valutare l’investimento stesso, sia per “pesare” il proprio interlocutore.

Dato che il nostro settore soffre in modo congenito la mancanza di dati economici, le banche si sono arrangiate utilizzando strumenti approssimativi: mi riferisco alle dichiarazioni IVA, ai cosiddetti “bilancini” che usano solo le fatture in ingresso ed in uscita, al fascicolo aziendale. Di fondo, per le Banche, le aziende agricole restano un bel mistero in termini economici e finanziari.  A maggior ragione, ha rilievo chi si presenta in Banca, con quali documenti ci si presenta in Banca, con chi ci si presenta in Banca.

Catalano, in “Quelli della notte”, avrebbe detto: “Meglio presentarsi con una buona idea, ben supportata che con una cattiva idea mal supportata”

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