H2S negli impianti di biogas

L’acido solfidrico, comunemente chiamato H2S, è un prodotto secondario derivante dalle digestioni anaerobiche all’interno di fermentatori degli impianti di biogas. Tra le problematiche principali relative ad un elevato tenore di H2S nel biogas possiamo annoverare inibizioni biologiche, incrostazioni dei condotti, corrosione ed usura maggiore delle parti meccaniche del cogeneratore.

Il valore soglia per considerare l’H2S “sotto controllo” è di 250 ppm; sopra questo valore possono cominciare i problemi al motore. I principali metodi per il controllo dell’acido solfidrico sono la desolforazione biologica, la quale favorisce lo sviluppo di tiobatteri, oppure l’utilizzo di ferro sotto forma di cloruro, di idrossido o di ossido.

Inoltre è possibile controllare il livello di H2S con sistemi di filtrazione del gas composti da filtri a carboni attivi, filtri a ghiaia, filtri a candela e filtri a cartone. Questi sistemi captano l’H2S prima del suo ingresso nel cogeneratore.

Le matrici che più sviluppano H2S durante le fermentazioni sono quelle al cui interno si trovano elevati contenuti proteici (in particolare proteine solforate).

L’H2S negli impianti biogas principalmente alimentati a reflui zootecnici risulta avere un andamento stagionale. Nel periodo estivo infatti, a causa delle temperature più elevate, i reflui iniziano le fermentazioni all’interno degli stoccaggi o nelle pre-vasche di carico ed i livelli di H2S all’interno dei fermentatori sono tendenzialmente più bassi rispetto all’inverno, durante il quale invece le fermentazioni in stoccaggio o pre-vasca di carico sono meno impattanti.

Nei cambi di stagione è importante tenere ancora più sotto controllo l’analisi gas degli impianti per monitorare l’andamento dell’H2S, prevenendone eventuali sbalzi.

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