In questi ultimi mesi è cambiato tutto e c’è necessità di mettere qualche punto fermo. Come Farm Consulting abbiamo sentito la necessità di mettere dei punti fermi in un mondo che, nel giro di qualche mese, ha cambiato (e sta cambiando) come mai prima, alcuni capisaldi.
Questa necessità l’abbiamo riscontrata con gli allevatori che quotidianamente incontriamo: basare le scelte e le strategie di lavoro su sensazioni ed emozioni (negative) non è mai un buon esercizio.
Per dare un contenimento a questo smarrimento, è stata utile una lettura dei dati di realtà sin qui raccolti (1° quadrimestre 2022) ed un confronto con il consolidato dello scorso anno (2021). È un punto di partenza per molte riflessioni.
Il punto fermo è basato sui dati economici reali, analizzando il conto economico del 1° quadrimestre della zootecnia delle vacche da latte.
Gli obiettivi di questo confronto:
– vedere come in questi primi 4 mesi i costi di produzione si sono modificati,
– verificare se gli aumenti di prezzo del latte sono sufficienti a coprire gli extra costi,
– verificare se i prezzi del latte attuali sono in grado di sostenere l’acquisto/utilizzo di fieni, mais, silomais, soia ed altri proteici che verranno utilizzati nella seconda parte dell’anno e per tutto il 2023.
Con i Benchmark (analisi statistica e confronto di un gruppo di aziende omogenee) che abbiamo fatto a chiusura 2021, avevamo previsto che alcuni costi sarebbero stai diversi per il 2022 e soprattutto come avrebbero inciso sul costo litro latte prodotto in azienda. Il dato di previsione è stato confermato. Come sarà il futuro?
Già dopo questi primi mesi le cose si sono ulteriormente complicate, complice anche una drammatica situazione ambientale dovuta a questa (inaspettata?) siccità e una caotica questione geopolitica che blocca l’arrivo di alcuni prodotti. Da qui un’altra domanda: come saranno le produzioni della campagna? I prezzi dei prodotti in campo hanno raggiunto livelli mai visti e tutto questo si ripercuote (ancora) sul costo di produzione del latte. Dobbiamo immaginarci nel bel mezzo di un cambiamento: la situazione non è temporanea e non tornerà certamente al punto in cui eravamo.
I dati raccolti ci dicono che la variabilità tra le aziende è alta sia per i ricavi (la differenza tra il minimo e il massimo del prezzo del latte senza la qualità è di 14.7 cent/lt) sia per i costi (ci sono 10 cent/lt di differenza tra chi spende di meno e chi spende di più sui soli costi alimentari). Pur se, in fondo, stiamo utilizzando prodotti interni ed acquistati che provengono dalla passata stagione agraria. Sulla base delle proiezioni (per il primo quadrimestre ci avevamo beccato) abbiamo davanti una stagione ed un anno da brividi.
Attenzione: chi non è efficiente rischia di saltare!
L’analisi ci interroga su come reggere a questa onda d’urto, quali sono le strategie e gli accorgimenti che possiamo mettere in campo nell’immediato. E per il futuro? In un mondo che sta cambiando, pensare di rimanere ancorati agli stessi paradigmi del passato non è di nessuna utilità.