Nell’era di Internet, le conoscenze sono ampiamente disponibili, se solo si ha voglia di cercarle. Attraverso i social, attraverso Whatsapp, Youtube, webinar e quant’altro, possiamo approfondire le varie questioni di nostro interesse fino ad un livello realmente importante. Attraverso i video, a volte è anche meglio che vederle dal vivo.
Dunque, le conoscenze sono alla nostra portata.
Non è sempre stato così: fino a pochi anni fa era necessario partecipare a convegni e seminari, e la ricerca di materiale scientifico o divulgativo era un’attività a cui bisognava dedicare del tempo.
Se ora le conoscenze non sono un limite, è chiaro a tutti che spremere le stesse conoscenze per arrivare a decisioni sul da farsi in azienda richiede competenze ed esperienze che non sempre si possono trovare in rete.
In ogni modo, che un buon livello di conoscenze sia diffuso credo sia riscontrabile in parecchie aziende.
Trovo che sia sempre più difficile stare in un’azienda e fare la figura del luminare, nel senso di colui che illumina su argomenti oscuri. Molto spesso gli argomenti di cui si discute sono noti, almeno nelle linee generali.
Se bastasse questa diffusione delle informazioni per avere un settore costituito da aziende efficienti, dovremmo essere messi bene. Siccome, a quanto pare, non siamo in questa situazione, occorre chiedersi dove stia l’inghippo.
Personalmente trovo che esista una sorta di doppio livello, un pò Dottor Jekyll e un pò Mr Hyde. Quanto a parole, siamo perfetti: si possono avviare molti ragionamenti e quasi nessuno appare come nuovo.
Se andiamo a vedere nella pratica non troviamo però riscontro nei ragionamenti sviluppati. Provo con alcuni esempi:
- Non ho ancora trovato chi non sottolinei l’importanza del conto economico: nella pratica, pochissimi lo tengono.
- Se parliamo di selezione, tutti selezionano per il reddito. Vai a vedere il metodo ed i risultati e risulta chiaro che in pochi usano davvero la potenza della genetica ai fini del reddito.
- Se parliamo di rimonta, tutti sanno che è inutile allevare più rimonta di quel che ti serve. Vai a vedere i numeri e molte stalle hanno una quantità di rimonta più che eccessiva.
- Tutti sono coscienti che in quest’ultimo periodo il costo dell’alimentazione per il bestiame è decisamente aumentato. Vai a vedere i cartellini di mangimi ed integratori e non trovi coerenza tra ingredienti e prezzi di vendita.
- Abbiamo in stalla più di un software ed inseriamo gli stessi dati in più sistemi e non abbiamo un metodo per programmare le vacche da sottoporre al podologo.
Potrei proseguire con decine di esempi. Il risultato, invariabilmente, si traduce in un costo di produzione del litro di latte più alto del dovuto che, di questi tempi, visto il prezzo del latte, significa imboccare la strada che conduce al rosso di bilancio.
Non sarà ora il tempo per dedicare attenzione a rendere concrete ed operative le chiacchiere (ops, si dice i ragionamenti!) che facciamo? E se facessimo quel che diciamo? E se le nostre vacche e l’insieme del nostro allevamento si accorgessero di tutte quelle conoscenze che immagazziniamo?
Se avessimo il conto economico e chiedessimo al conto economico di indicarci cosa fare?
Ed una volta rese operative le decisioni che abbiamo preso, se tornassimo al conto economico chiedendogli di misurare i risultati delle nostre scelte? E da lì tornare a migliorare ancora le nostre scelte ed ancora chiedere conforto al conto economico circa il risultato delle nostre scelte?
Se vogliamo abbandonare i due volti di Dottor Jekyll e Mr Hyde, non c’è che una strada: FARE.
Se rendessimo operativo tutto ciò di cui abbiamo consapevolezza e conoscenza, il prezzo del latte ci farebbe meno paura.
Arrigo Milanesi